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Live storytelling tra marketing e giornalismo: Periscope, Facebook live e applicazioni di live streaming

Live StorytellingFacebook live e Periscope

Gli strumenti che abbiamo a disposizione per raccontare la realtà che ci circonda sono sempre più innovativi. Pensiamo alle applicazioni che permettono a qualsiasi individuo armato di smartphone di riprendere in diretta un evento e trasmetterlo in streaming sulla rete: concerti, dibattiti, eventi culturali, la presentazione di una nuova marca o il lancio di un servizio.

Rischi legati all’uso di queste applicazioni

Questa operazione non è scevra da rischi legati al mancato rispetto della legge sulla privacy e a violazioni del copyright.
Nel caso del live storytelling, diventa molto difficile se non impossibile cancellare o bloccare la diffusione delle riprese una volta immesse sul web. Occorre quindi una certa accortezza prima di procedere con l’uso di questi strumenti di video ripresa.
Per rispondere alla domanda se sia lecito o meno utilizzare tali applicazioni è necessario analizzare attentamente ciascun caso concreto per comprendere quali azioni e comportamenti non siano conformi ai precetti normativi e come rimediare ad eventuali non conformità, così da rendere l’attività di storytelling perfettamente lecita.

Il fatto che durante un live storytelling le riprese avvengano in un luogo aperto al pubblico non comporta automaticamente la possibilità di diffondere i dati personali delle persone riprese. Non si può quindi prescindere dal rispetto della normativa sulla privacy. È possibile filmare live le persone senza che queste ne siano a conoscenza e senza il loro consenso?

Il titolo dell’articolo non è casuale. La finalità di una ripresa video infatti è fondamentale per inquadrare correttamente la questione da un punto di vista giuridico e può fare la differenza tra una condotta lecita ed una illecita.

La posizione del Garante Privacy

Il Presidente dell’Autorità Garante della Privacy in un’intervista pubblicata sull’Huffington Post consultabile al seguente link http://garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/3889868 , afferma che se si riprendono altri soggetti in un video che ho intenzione di diffondere sui social, devo chiedere il consenso di tutti i soggetti che vengono ripresi, prima di poterli pubblicare e renderli disponibile – sia pure solo per 24 ore come nel caso di Periscope – attraverso la piattaforma.
Il provvedimento in materia di video sorveglianza adottato nel 2010 dal Garante Privacy prescrive che “Le attività di rilevazione di immagini a fini promozionali-turistici o pubblicitari, attraverso webcam devono avvenire con modalità che rendano non identificabili i soggetti ripresi”.

Possibili soluzioni

Cosa fare quindi? Dovrò cancellare i volti delle persone casualmente inquadrate in modo da non renderle riconoscibili? È sempre necessario il consenso della persona ripresa ed in quali circostanze è possibile riprendere anche in assenza di consenso? Per rispondere a queste domande è fondamentale analizzare il caso concreto e le circostanze in cui vengono effettuate le riprese a partire dalle finalità del trattamento, per poi passare all’analisi delle misure adottate per ridurre l’impatto della videoripresa.

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